lunedì 7 ottobre 2013

Italia: verso il Terzo Mondo o il Far West?



Ho detto che non avrei scritto. Ma non ho promesso.
La penna, o meglio, la tastiera e’ forse l’unica “arma” rimastaci di questi tempi. Magra consolazione'a, unita alla consapevolezza che questa mia “denuncia” non sara’ altro che una goccia nell’infinito mare di ingiustizie e casi di mal funzionamento del sistema preposto a difesa dei cittadini, ormai a detta di qualcuno “da terzo mondo”, e svuotato (ai miei occhi perlomeno) di credibilita’.
Bene, dovessi scomparire all’improvviso, saprete il perche’!

La vicenda si svolge a fine luglio in quel di Monza. Dato che alla sottoscritta sono slittate le ferie, perche’ non impiegare il tempo libero per accanirsi contro un bar tabacchi che ha scandalosamente deciso (in barba alle norme previste dal sistema Bancomat e anche al piu’ comune buon senso dei cittadini) di aprirsi una piccola e innovativa fonte di introito? Beh, di questi tempi la creativita’ e’ sicuramente un valore utile per poter arrivare a fine (o a meta’) mese. Peccato che la suddetta originale fonte fosse costituita da un’imposta (illecita) da €1 applicata su ogni transazione eseguita con carta Bancomat.
Spiego meglio: se avessi voluto pagare col bancomat avrei dovuto aggiungere un euro all’importo da corrispondere, ad esempio se acquisto delle gomme e un accendino per un totale di quattro euro, loro digitano €5. 





Gli esercenti forse han creduto che una tassa in piu’ “tanto e’ solo un euro”, avrebbe fatto poca differenza nel (tragico) panorama generale economico italiano? E che i propri clienti fossero tutti fessi?
 Per chi non ne fosse al corrente le commissioni per le transazioni con bancomat (tramite Pos) sono completamente a carico dell’esercente, dunque al cliente non spetta versare un centesimo in piu’. 



Il bar inoltre ha pensato bene di chiedere anche il codice fiscale. Ma a cosa serve il codice fiscale in questo caso?? Da quando in qua se pago con il bancomat devo fornire tutte queste informazioni personali su di me a te, che manco conosco?

Il problema tuttavia non e’ solamente questo (si sa che accade ben di peggio, sebbene nella “civile” Brianza ci si auspichi che cose di questo genere alla luce del sole non accadano), ma e’ ben piu’ grave.
Decido di fare visita alla Guardia di finanza della mia citta’(essendo in ferie e non avendo di meglio da fare in quei giorni -­_-‘ ), accolta da un finanziere di non indifferente bellezza vengo rimbalzata perche’ manca mezz’ora alla chiusura. Nonostante cio’ ho  potuto raccontare il fatto e mi sono sentita dire di aver fatto assolutamente bene a passare per segnalare. L’indomani, ricevuta da altri esponenti del corpo militare, rischio nuovamente il rimbalzo in quanto quasi ora di pranzo, ma stavolta insisto per raccontare e dopo aver esposto circa tre o quattro volte e dopo aver mostrato le foto, mi sento dire: beh se quelli del bar vogliono farlo lo possono fare. Se a lei non sta bene pagare l’euro puo’ andare in un altro bar”. Comunque sia mi viene detto che verra’ fatto un controllo, peccato che non mi fosse stato chiesto ne l’indirizzo ne il nome del bar.
Mmm…mmm…qualcosa non quadra.

Con la frustrante sensazione che non fossi stata presa sul serio, anche perche’ il collega del pomeriggio precedente mi aveva dato ampiamente ragione, ne parlo con alcuni amici e decido di chiedere consiglio ai Carabinieri. Bene, per farla breve questi ultimi mi hanno convinta a tornare dalla Guardia di finanza con stampata la norma e di esigere di essere ascoltata, in quanto mio diritto di cittadina.
A questo punto era una questione di principio e di lasciar perdere proprio non se ne parlava. Sono ritornata per l’ennesima volta alla sede dei miei ormai “nuovi amici” armata di stampe, foto, indirizzo etc, e questa volta vengo ascoltata. Insieme si conviene che il bar sta facendo qualcosa di illegale, mi viene chiesto con chi avessi parlato la volta precedente e dopo aver ri- raccontato il fatto credo per l’ottava o nona volta in tre giorni, si scopre, guarda caso,  che il bar tabacchi in questione era gia’stato segnalato anni addietro per irregolarita’…strano.
Ad oggi non so se ci sia stato un intervento o meno.
D’accordo, non stiamo parlando di un omicidio o di una rapina in banca con ostaggi, ma resto dell’idea che il “chiudere un occhio” o addirittura difendere chi e’ palesemente in torto (per pigrizia mentale o fisica), farmi ritornare due, tre volte prima di ascoltarmi, darmi ragione, darmi torto e poi darmi nuovamente ragione, sia davvero scandaloso, soprattutto quando a farlo e’ la Guardia di Finanza.
Conclusione, quello che potevo fare in quanto cittadina credo di averlo fatto. La palla io l’ho passata a chi di dovere…spesso noi facciamo cio’ che spetterebbe a qualcuno che teoricamente ha qualche qualifica in piu’ ed il dovere di agire. Ma che troppo spesso preferisce pensare al pranzo.


venerdì 7 giugno 2013

PROVIVISETTORI vs ANTIVIVISETTORI


Come raccontato in un mio post precedente dedicato alla vivisezione, mai fino ad oggi si era potuto assistere pubblicamente ad un dibattito tra chi sostiene la vivisezione e chi la combatte. Chiamarla SA “sperimentazione animale”,  come la definisce chi appoggia questo metodo ancora non scientificamente validato di testare farmaci, cosmetici e prodotti chimici ed industriali, è forse un eufemismo per non parlare di vivisezione (guarda caso solo chi ne è a favore usa questo termine).
Bene, pochi giorni fa, e più precisamente il 24 maggio 2013 è stato possibile vedere ed ascoltare concretamente un incontro – scontro tra i due portavoce (per l’occasione) delle opposte fazioni. Ospitati dal noto conduttore televisivo Alessandro Cecchi Paone nella sua trasmissione “Time House” di tgcom24 in onda alle 21.30, questi due ragazzi hanno esposto le ragioni delle loro posizioni. Da un lato la vicepresidente di Pro-test Italia (organizzazione di studenti e ricercatori a favore dei test sugli animali ma anche movimento di  protesta contro gli “animalisti”) Giulia Corsini e dall’altro per il Coordinamento Fermare Greenhill (gruppo tanto famoso da non richiedere presentazioni) Lorenzo Loprete.




Giulia Corsini (Pro-test) e Lorenzo Loprete (Coordinamento Fermare Greenhill)


http://www.youtube.com/watch?v=JDSoNKQCfKg

































Visto tutto l’interesse e l’attenzione (soprattutto mediatica) che negli ultimi anni sta avendo il delicato quanto scottante tema, mi chiedo come mai non si sia fatta molta pubblicità prima che il dibattito andasse in onda. Da parte del Coordinamento mi è stato detto che fino all’ultimo non si aveva conferma della messa in onda, mentre consultando la pagina fb di Pro-test, già dal giorno prima erano stati pubblicati data e orario dell’eclatante evento storico. Da questo si evince a parere mio una forte sicurezza in sé da parte dei pro vivisettori.
Ma andiamo al succo. Evidentemente contro la vivisezione è la posizione del conduttore, forse per essere politically correct? Da alcune sue affermazioni  emerge lo stupore per alcune pratiche svolte sugli animali all’interno dei laboratori (ad esempio quando risulta basito sentendo le affermazioni in merito a ciò cui sono sottoposte le “cavie” quando si sta “studiando” gli effetti del fumo di sigaretta) e viene da chiedersi cosa crede sia la vivisezione e cosa pensa che venga fatto agli animali. Mi sembra quasi che non si sia informato molto al riguardo.
 Passando invece all’impressione che mi hanno fatto i due ragazzi, di primo impatto, così a sensazione,  mi sembrano proprio il Male ed il Bene! Entrambi piuttosto imbarazzanti nel modo di esprimersi, mi chiedo davvero se non avrebbero fatto meglio a mandare qualcun altro. Leggendo su internet (ovunque)  i commenti di chi è a favore della vivisezione, il modo di argomentare  a favore delle proprie tesi è sicuramente di gran lunga superiore a come lo fa Giulia Corsini (tralasciando che quasi non sa parlare neanche la sua lingua). Questa ragazza ha avuto la possibilità di far valere le sue (e quelle di migliaia che la pensano come lei) idee, ma non le è andata molto bene. Questo indica qualcosa?
Per quanto riguarda invece Lorenzo Loprete, ritengo che anche lui abbia perso una grande occasione di raccontare cos’è la vivisezione e convincere altrettante migliaia di persone ad informarsi e “passare dalla sua parte”, puntando a spiegare in cosa consistono i metodi alternativi e spiegando perché questa pratica barbarica ed antica non è valida scientificamente. Forse avrebbe dovuto studiare un po’ prima di presentarsi in trasmissione. Entrambi avrebbero potuto portare l’acqua al proprio mulino e replicare in maniera tagliente ed utile all’altro. Forse le telecamere li hanno intimoriti.
Dal canto mio rimango comunque contro questa pratica che, ed è il nocciolo della questione, non essendo stata scientificamente validata (cioè non se ne è dimostrata - scientificamente parlando - l’efficacia ed affidabilità) non può continuare ad essere perpetrata nel 2013 causando ogni anno la morte di centinaia di milioni di animali di ogni specie in tutto il mondo.
A questo link un’intervista fatta ad uno dei principali antivivisettori in Italia, il dr. Stefano Cagno, in cui è spiegato per quali ragioni non è possibile ritenere valida come metodo di studio e ricerca la vivisezione.


                  http://www.youtube.com/watch?v=aaMyl10D6Os

mercoledì 22 maggio 2013

My volunteering experience in Costa Rica: teaching english in elementary school Thomas Guardia



A few years ago I decided I wanted to take part as a volunteer in a teaching project with an international volunteering association because I wanted to give a helping hand to some Costa Rican children in learning English. My dad’s from New Jersey so I speak english.
Finally after months I managed to organize everything and leave for my long dreamed destination: Liberia (capital of the Guanacaste province, north west of Costa Rica) and  although I had prepared my lessons before leaving Italy, where I live, and have to admit I was a bit worried with the basic rules of the language (since I’ m a mother tongue - father tongue - I have no idea about how the grammar works  -_-'   ), I have to say the experience was excellent. 


The children were so sweet and gave me so much. I was learning from them…they gave me advice on which places I should have visited and helped me improve my spanish quite a lot! Which is also the reason why I chose this wonderful central american country as the destination for my volunteering.
 My placement was in Bagaces, which I reached after a thirty minutes bus ride. My work was divided in mornings and afternoons, so when I started in the morning I had to get up at 5.15! But it was worth the effort. It was really nice to get to the school and see so many of the kids smiling and running towards me saying “Hola Ana!” (my name became Ana or Anita in Costa Rica ;)  ).




 After my placement ended ( I did a month) many of the children kept on writing to me via facebook or on my phone. I also stayed in contact with the teacher for a while, she now and then told me the kids were missing me and didn't like the new volunteer who came after me!! 
I never thought I would have attached so much to these wonderful and funny children! It was also satisfactory seeing how the children cared about getting good marks on their homework or their exams and stayed seated until they had finished their work although it was break time. I also have to admit that the work I had prepared at home was more than enough (I actually used very little of my material , since the age of the children was lower than what I expected so grammar for intermediate or high levels wasn’t necessary). A typical day was about five or six hours long and mainly I helped the teacher when it was time for a dictation or when I could help out with a “more english” pronunciation of words. Occasionally I had the class all for me and there came the time for games or learning new vocabulary. Of course the children liked when that moment came. And learning didn’t end when the bell rang! During break many children would gather with me and ask me things about my country etc…they’re really curious.


I advice future volunteers that choose Costa Rica in a period between October and April that it’s very hot! Don’t let this put you down on your placements…you’ll get used to it!!! Also, the kids are really super active: they run, jump around, scream etc…so don’t expect a class of silent still children. Do not loose your temper if they get easily distracted or don’t listen! If they are interested they’ll be following…so try to get them interested in what you’re doing! :-)

martedì 21 maggio 2013

VIVISEZIONE





                                 




                                    Perché?


Ogni anno nel mondo si uccidono in nome della “scienza” fino a 400 milioni di animali di ogni specie: topi, ratti, gatti, conigli, cani, primati, maiali, mucche, cavalli, rettili, uccelli e pesci. E non solo gli si toglie la vita, prima questi esseri sono costretti a subire di tutto. Vengono mutilati, avvelenati, schiacciati, accecati, affamati, congelati, decerebrati, ustionati , infettati, assoggettati  a privazioni di varia natura, a shock e stress.  Tutto questo, e qualsiasi pratica che implica sperimentare con un animale, si denomina “vivisezione”. Questo perché l’animale è vivo, e la maggior parte delle volte non viene nemmeno anestetizzato (solo nel 30% dei casi si fa uso dell’anestesia), perché economicamente non conviene. Spesso addirittura alla nostra “cavia” vengono recise le corde vocali , onde evitare di essere infastiditi dalle urla di dolore.

Dal punto di vista scientifico il nocciolo della questione è che sperimentare utilizzando queste pratiche  non è utile all’uomo, anzi, risulta essere dannoso oltre che pericoloso. Questo perché non si è ancora dimostrata la validità scientifica di questi esperimenti. Essi possono rappresentare tutto ed il contrario di tutto. Esistono infatti casi di farmaci che, pur avendo provocato danni o morte nell’animale, sono stati immessi comunque sul mercato. E ci sono invece farmaci che, ben tollerati dall’animale, hanno causato invece lesioni e morte nell’uomo. Citiamo alcuni esempi : “Opren” ( antinfiammatorio) dannoso per l’uomo, non per gli animali su cui si è testato; “stricnina” (veleno) dannosa per l’uomo, ma non per i polli, le scimmie e i topi; “atropina” (neurolitico) nociva per l’uomo, ma non per uccelli e conigli. L’associazione dei medici statunitensi stima che il 51% dei farmaci in commercio provoca gravi danni nei pazienti e la morte di 100 mila persone solo negli Stati Uniti ogni anno. E’ interessante anche rendersi conto come il classico foglietto con gli effetti collaterali che troviamo nella confezione del farmaco, presenterà molte più controindicazioni dopo qualche anno dalla data di messa in commercio. 


Questa è la dimostrazione che la vera cavia è l’uomo e che soltanto dopo aver sperimentato su di noi si può stabilire se la specie animale utilizzata è stata un modello efficace oppure no. Perché quindi sacrificare milioni di vittime innocenti?

Beagles.Scelti per la loro estrema docilità: non oppongono alcun tipo di resistenza


La legge stabilisce che per la farmaceutica è obbligatorio usare gli animali, per tutto il resto no.
Eppure, gli esperimenti  fatti per scopo medico, chirurgico o psichiatrico sono soltanto il 30%. Il restante 70% sono test per prodotti cosmetici, industriali e bellici. Visto che già esistono prodotti  appartenenti a queste categorie realizzati senza l’ “ausilio” di esseri del mondo animale, perché si continua ad avvalersi di questi metodi aberranti? 
Per avere un’idea delle marche compromesse consiglio di visitare il sito www.lavocedeiconigli.it.  Questi invece alcuni dei principali siti che si occupano di vivisezione: www.agireora.org  www.AnimalEquality.it, www.oipa.org, www.lav.it .


La morte o "abbattimento" è il destino della maggior parte degli animali che entrano in laboratorio


Ad oggi non è stato possibile assistere ad un dibattito tra chi appoggia la vivisezione e chi la combatte (tra le cui fila si annoverano medici e scienziati), visto che ogni volta all’ultimo i pro-vivisezione hanno un imprevisto e non si presentano, oppure semplicemente non si fanno vedere. Avranno qualcosa da nascondere?
Ogni giorno sono sempre più le persone nel mondo che scoprono ciò che è realmente la vivisezione e scelgono di lottare per una sua fine firmando petizioni, manifestando e smettendo di comprare prodotti macchiati di sangue.  E c’è chi la difende perché una sua eliminazione rappresenterebbe l’interruzione di una carriera professionale ( ricercatori, case farmaceutiche, università e aziende produttrici di animali “da laboratorio” come Harlan, Charles River e la tristemente nota Greenhill,  in Italia).
Il punto è che queste pratiche obsolete (esistono infatti metodi sostitutivi più sicuri ed efficaci, biologici,  come le colture di batteri, di cellule, di tessuti e organi umani, e non biologici, come la statistica, l’informatica, la chimica e l’ingegneria) celano interessi economici (e carrieristici) immensi.
Obiezione di coscienza.Gli studenti universitari hanno diritto a non prendere parte ed opporsi alla sperimentazione animale, ma sono pochi a saperlo, questo a causa dell'atteggiamento "oscurantista" da parte di molte università

E’ evidente che cambiare le leggi ed investire nei suddetti metodi sostitutivi  non è quello che si vuole davvero, perché se così fosse si sarebbe già fatto visto che siamo nel 2013 e che se l’interesse è reale, il denaro si trova sempre.

VIVISECCIÓN









Por qué?


 Cada año en el mundo se matan a nombre de la “ciencia” hasta 400 millones de animales de toda especie: ratas, perros, gatos, monos, conejos, vacas, caballos, cerdos,reptiles, pajaros y peces. Y no sólo se matan, antes se les hace de todo. Se mutilan, se envenenan, se aplastan, se cegan, se hambrientan, se helan, se decerebran, se queman, se infectan con enfermedades, se ponen bajo  estréses, choques y privaciones muy fuertes.  Todo eso, y cualquier tipo de práctica que implica experimentar con animales se llama “vivisección”. Esto porque el animal està vivo, y la mayoría de las veces ( sólo en el 30% de los casos) ni se anestesia (económicamente no es conveniente) y también frecuentemente se le cortan las cuerdas vocales para que no moleste con sus gritos de dolor. 
Beagles. Elegidos porque muy dóciles: nunca se oponen a lo que se les va a hacer


Hablando científicamente el asunto fundamental es que experimentar de esa manera no es útil al hombre, por el contrario, es muy peligroso. Eso porque todavía no se demostrò la validez científica de estos métodos. Hay varios casos de fármacos que, a pesar de que provocaron daños o muerte en el animal, se pusieron de igual en el mercado. Y hay fármacos que, tolerados en el animal, causan la muerte o lesiones en el hombre. La asociación de medicos estadounidenses calculò que el 51% de los fármacos comercializados provocan graves daños al hombre y causan la muerte de 100mil pacientes en EEUU cada año. Añadimos también que, leyendo el papelito con los efectos secundarios del medicamento, despues diez años de que esté en el mercado, esa lista serà mucho más larga que al inicio de su comercialización. Unos ejemplos: “Opren” ( anti-inflamatorio) es dañino para el hombre, no para los animales sobre que se probò; “estricnina” (veneno) dañino para el hombre y no para mono, pollo, rata; “atropina” (neurolítico) dañina para el hombre, no para pajaros y conejos.  Existen demasiados casos asì. La demostración que es el hombre la verdadera “cavia” (conejillo de indias??) y que solo trás la experimentación sobre el hombre se puede declarar si la especie animal usada era un modelo experimental eficaz o no. Entonces, por qué sacrificar millones de animales?
El destino final de casi todo experimento es la muerte  del animal


 La ley establece que para la creación de fármacos es obligatorio usar animales; por todo lo que queda no. Aún con un porcentaje de sólo 30% las experimentaciones  están relativas de alguna manera a medicina, cirugía y psiquiatría. El 70% que queda representa pruebas para productos cosméticos, industriales y de guerra. Dado que ya existen productos  de estas categorías que no están realizados con animales, por qué se sigue haciendolos utilizando la vivisección? Para descubrir cuales son las marcas no comprometidas  les aconsejamos visitar el sitio www.animanaturalis.org.


Hasta ahora no ha sido posible escuchar un debate entre los que apoyan la vivisección y los que la combaten (entre todos hay médicos y científicos importantes) dado que cada vez poco antes del encuentro los vivisectores tienen problemas y no se presentan o simplemente no se presentan. Tienen algo por esconder?


Hay cada día más personas en el mundo que descubren lo que realmente es la vivisección y elijen combatirla con peticiones, manifestando y dejando de comprar productos comprometidos. Y hay quien la defiende porque su eliminación representaría el final de su carrera profesional (investigadores científicos, casas de producción de fármacos, universidades y empresas que “producen” y venden los animales cuyo destino es el laboratorio).


De hecho lo que pasa es que bajo esta práctica antigua (porque existen métodos sustitutivos biológicos, más seguros y eficaces, como cultivos de bacterios, de celdas, de tejidos y organos humanos, y no biológicos, como la estadística, la informatica, la química y la ingenieria) se ocultan intereses económicos muy grandes. 
Pues es evidente que cambiar la ley y invertir en los más modernos metodos sustitutivos no se quiere realmente, porque si asì fuera ya lo habriamos hecho dado que estamos en el año 2013 y el dinero cuando sirve se encuentra.

venerdì 10 maggio 2013

Parques naturales de Costa Rica. Refugio de Vida Silvestre Cipancí



Visitar uno de los tantos parques nacionales que hay en Costa Rica podría ser una magnífica idea para disfrutar de su tiempo libre. Junto a su familia podría aprovechar no sólo del clima super agradable que hay en estos días sino también de la maravillosa naturaleza y vida silvestre presente en este hermoso paìs. No pierda la oportunidad de conocer un poco más de la vida silvestre mas aún si vive cerca.
Uno de los sitios ideales es el Refugio de Vida Silvestre Cipancí ubicado entre los cantones de Nicoya y Santa Cruz, en la provincia de Guanacaste. Creado en 2001 con el objetivo de cuidar los bosques tropicales, los manglares y las aguas que van del Río Bebedero hasta la confluencia del Lajas, y las que hay desde la Isla del Toro, en la desembocadura del Río Charco, el refugio protege también las áreas de reproducción de la avifauna acuática y terrestre, peces, camarones y reptiles.

                                   


Para quién quiera aventurarse de navegar en el río, existe la posibilidad de tours con barco y la guía de los mismos vecinos de las localidades de Ortega y de Bolson quienes han encontrado en el turismo ecologico una fuente de empleo. Ellos explican durante el viaje, si hay algo interesante de ver, señalando cocodrilos, monos, indicando su nombre y unas curiosidades relacionadas. Abundantes pero difícil de distinguir son los muchos murcielagos camuflados en las cortezas. Aún más son las iguanas, de todo tamaño, que facilmente se exhiben sin vergüenza ante nuestros ojos desde la entrada del refugio hasta las riveras o las ramas de los árboles.

        

                                                              



En la entrada encontramos también unos turistas llegando casi todos de Canadá. Les preguntamos qué piensan de Costa Rica, de los ticos y si les parece que los costarricenses cuidan a sus recursos naturales.  

Si bien ambos respondieron afirmativamente, siempre hay que respetar a nuestro medio ambiente, nunca olvidandonos las reglas básicas para evitar incendios, dispersión de sustancias contaminantes y todo que pueda matar y destruir los recursos naturales. Se acuerden también que en todo parque nacional está prohibido tomar flores, plantas y animales. 
Hay que comportarse como lo haríamos en un museo o mejor áun en nuestra propia casa.

Vino Vip edizione 2011

Sorapis, foto scattata dal rifugio Faloria. 
                                                                                                             

 Cortina d’ Ampezzo, la perla delle Dolomiti, è stata dal 3 al 5 settembre 2011 la cornice del più importante summit del vino italiano di pregio: Vino Vip, manifestazione biennale di Civiltà del Bere organizzata in partnership con Veronafiere, giunta quest’anno alla sua ottava edizione.
Il “palcoscenico” d’ elite di Vino Vip è l’ occasione tanto attesa dai migliori viticoltori italiani per offrire e raccontare la storia delle loro cantine e dei loro prodotti più rappresentativi.
 La manifestazione di quest’anno, che prevede degustazioni e dibattiti sull’enologia italiana di prestigio, vede protagoniste 52 nuove etichette o anteprime d’annata  e ben 59 cantine scelte appositamente per l’ evento.
Ogni edizione è caratterizzata da diversi temi, quest’anno i riflettori si sono accesi sul sud della nostra penisola: Sicilia e Puglia. La prima con le sue donne del vino (dieci produttrici) alla conquista del mondo enologico, promossa da Istituto della vite e Vino Sicilia. La seconda  considerata da molti addetti ai lavori come il paradiso dei vitigni italici.
Le nostre telecamere hanno sbirciato per voi la giornata conclusiva e culminante dell’ evento “Vino Vip Classics”, dove si sono date appuntamento  oltre mille persone tra professionisti ed appassionati  per il rinomato “Wine Tasting delle Aquile”.




La location prescelta  da ormai sedici anni è anch’ essa elitaria: una nicchia a 2.100 metri di quota, il rifugio Faloria, immerso quest’anno in grossi nuvoloni bianchi che si sono ritirati soltanto alla conclusione dell’evento svelando e facendo apprezzare al pubblico, venuto da vicino e da lontano, un altro prestigio tutto italiano: le Dolomiti Ampezzane, cornice ideale della manifestazione.
Entrando, ciò che cattura subito lo sguardo è il pubblico d’elite (riconoscibile dal bicchiere marchiato Vino Vip Cortina ancora nella borsetta o già pronto in mano, che rimarrà come ricordo) composto da grandi intenditori, veri appassionati e conoscitori del buon vino italiano. Molti partecipanti sono mossi da motivi professionali, incontriamo infatti ristoratori, commercianti, albergatori, ma sono tanti anche i giornalisti e i semplici amanti di un ottimo bicchiere di vino che hanno scelto Vino Vip per trascorrere un pomeriggio mondano in buona compagnia. Non vi è spazio per curiosi o inesperti, forse vi è stata una scrematura rispetto agli anni passati, data dall’aumento del costo del biglietto.
All’ interno del rifugio dominano  colori caldi perfettamente intonati ai rossi, rosati e dorati dei vini all’interno di bottiglie e calici; non soltanto colorazioni piacevoli allo sguardo ma anche scie di profumi, note fruttate e floreali che arricchiscono l’atmosfera e rendono grazia all’olfatto. Un senso di bollicine e leggerezza rende l’aria frizzante e allegra come sicuramente farà  allo spirito anche qualcuno dei vini presenti.  Lo scintillio del cristallo dei calici e le movenze abili ed esperte dei produttori e dei sommelier, quasi ad arte, catturano ad ipnotizzano l'occhio. Anche le donne del pubblico non mancano di farsi notare col loro stile  “montano”, tipicamente cortinese, tradizionale e all' ultimo grido in contemporanea: stivaletti muniti di pelo, completo di lana e sciarpa, per lo piu' nei toni del verdone. Il tutto impreziosito da anelli di grandi dimensioni e pendagli eccentrici per lo più in oro giallo.
Ai bordi degli stand stuzzichini per favorire e suggerire accostamenti cromatici e gastronomici piacevoli al palato, per apprezzare maggiormente il prodotto scelto o semplicemente per accompagnare l’etichetta che si è scelto di provare.
Qua e la dietro alle postazioni dei produttori vinicoli e per la sala, elegantissimi nella loro divisa e riconoscibili dal “tasta ven” argentato appeso al collo,immancabili, i sommelier: punto di riferimento e supporto logistico per produttori e pubblico.
Scorrendo tra gli stand allestiti per l’occasione, di vip davvero pochi, e nemmeno così conosciuti. Si attendeva Al Bano Carrisi per la presentazione del prodotto della sua cantina, ma non ha presenziato.
Si può dunque concludere, come ammesso dallo stesso direttore della rivista dedicata a una tra le bevande alcoliche preferite al mondo “Civiltà del bere” Alessandro Torcoli, che l unico vero vip è lui: il vino.